Pensate alla classica immagine del ragazzo curvo sui libri di matematica pieni di simboli che non capisce. Ecco, in questa immagine c’è qualcosa che non va. Se voi provate a spingere un grande armadio che è troppo pesante perché voi possiate spostarlo, dopo un po’ di tempo l’unica cosa che avrete ottenuto sarà di esservi stancati senza essere riusciti a spostarlo minimamente. Il vostro sforzo non avrà dato luogo a nessun lavoro effettivo. Questo è quello che capita quando si insiste a studiare delle sequenze di simboli senza capirli. Non solo è inutile, è anche dannoso. Si finisce per pensare che quando si ha a che fare con la matematica servono sforzi enormi per ottenere risultati pressoché nulli. Il punto è che quando lo studente si trova in una situazione simile la mossa giusta da fare è smettere di tenater la scalata ad una parete impossibile e ripartire studiando quei concetti che gli mancano per saper “smontare l’armadio” in parti più piccole che siamo in grado di maneggiare. Ecco, il compito dell’insegnante è individuare i concetti mancanti e fornirli allo studente per far si che il suo lavoro sia il più fruttuoso possibile.
Lo studio della matematica richiede uno sforzo, ma deve e può essere uno sforzo che produce soddisfazione e risultati, non soltanto fatica.